Dicci qualche cosa di te
Mi chiamo Valerio e sono nato 48 anni fa a Edolo, un paesino di alta montagna della Valle Camonica, in provincia di Brescia. Posso dire di aver vissuto un’infanzia “selvaggia” rispetto a quella dei nostri figli. Si viveva sempre con gli amici in costante contatto con la natura. Crescendo ho praticato diversi sport legati all’ambiente di montagna: sci alpinismo, parapendio, arrampicata e salita alle cime più belle e rinomate sia per via normale che per le varianti alpinistiche. Per alcuni anni sono stato anche volontario nel CNSA (Corpo Nazionale del Soccorso Alpino), insomma un tutt’uno con la montagna. All’età di 21 anni, per motivi di lavoro mi sono trasferito a Tavazzano. E’ stato un cambiamento molto forte, i primi anni che tornavo di frequente al mio paese di origine, mi mancavano tantissimo gli amici e soprattutto la montagna. Mi sono sposato a 25 anni con Emanuela, per vari anni abbiamo cercato di coniugare la nostra vita lavorativa in pianura con il nostro grande desiderio di girare sempre per montagne. Più tardi abbiamo ampliato la nostra famiglia con due splendidi bambini, Maksim e Sofia rispettivamente di 10 e 7 anni.
Parlando invece prettamente di corsa, come si è evoluto il tuo approccio alla specialità?
Ho cominciato a correre seriamente a 27 anni, ma non ero iscritto a nessun gruppo, correvo solo per il piacere che sa regalare la corsa. All’inizio correvo due, tre volte alla settimana non di più. Successivamente decisi di partecipare ad una maratona seguendo una tabella di Fulvio Massini con solo tre allenamenti alla settimana. Conclusi la mia primamaratona in 2h:50’. Galvanizzato dal tempo ottenuto, partecipai successivamente a diverse altre maratone e mezze. Nel 2000 feci la mia prima skymarathon, una maratona corsa in alta montagna con notevole dislivello. Questo tipo di tracciato lo trovai da subito naturale e affine al mio modo di essere.
In una corsa estrema percentualmente quanto contano il fisico e quanto la mente?
Per portare a termine una gara di lunga distanza è fondamentale dosare le forze. Bisogna partire molto tranquilli, anche se all’inizio si è tentati di andare più veloce. Il fisico naturalmente deve essere preparato bene, nulla si improvvisa in queste tipo di corse, ma quello che più conta secondo me è la testa. In una corsa che dura parecchie ore è naturale andare incontro a delle crisi. Ci può essere una crisi di fame, di stanchezza, di affaticamento, di dolori vari. E’ qui che la testa interviene ad aiutarti per superare questi momenti. Bisogna saper soffrire, stringere i denti e aspettare che la crisi passi.
Quando sei alla partenza e ti stai concentrando pensi che la sfida è con te stesso o con gli altri concorrenti?
Non ho mai visto i concorrenti come avversari da battere, ma amici con i quali condividere la stessa passione. Certo il più allenato arriverà sicuramente prima, ma l’allenamento per noi amatori è frutto di tante scelte: il tempo disponibile, la costanza di allenamento, la determinazione ecc.
Mezze, Maratone, Trail, Ultratrail, insomma sempre tantissimi chilometri. Come ti alleni? E’ difficile conciliare le ore di allenamento con gli impegni quotidiani della vita?
Sono vent’anni e più che mi alleno e in tutto questo tempo ho cambiato varie metodologie di allenamento. Ho seguito tabelle, ho corso per parecchio tempo usando il cardiofrequenzimetro. Ultimamente esco senza l’orologio al polso perché mi piace correre a sensazione, ascoltare il feedback del mio stesso corpo, in particolare del mio respiro. Fortunatamente svolgo un lavoro che mi permette di recuperare del tempo per la corsa senza sconquassare più di troppo la routine familiare. Non nascondo che seguire i figli con le loro esigenze è impegnativo e ha ridotto di molto le mie uscite ma, quando fai qualcosa che ti piace veramente, in qualche modo riesci a rita gliare del tempo. Cerco di uscire a correre 4/5 volte alla settimana e quando sono in montagna mi dedico alle uscite lunghe.
E ti cimenti spesso con le salite ed i dislivelli…
Mediamente in un anno cerco di programmare tre/quattro ultratrail. Per prepararle al meglio seguo un programma fatto di uscite via via sempre più lunghe accompagnate da un incremento progressivo di dislivello salita/discesa. Pianifico di uscire almeno una volta alla settimana per un allenamento lunghissimo (circa 40-50 Km) con 3.000/4.000 mt di dislivello.
Cosa sono per te i limiti?
Personalmente credo che il limite sia più un concetto mentale che fisico. Se decido un obiettivo, alleno e preparo il mio corpo fino a raggiungere lo stato ritenuto da me ottimale per affrontare una gara lunga e impegnativa. Di conseguenza il senso del mio limite si sposta sempre più in là, stimolandomi ad affrontare gare con percorsi sempre più lunghi.
A scarpette ferme, qual è il momento più bello o quello che ricordi con maggior piacere? Ed il peggiore?
Diciamo che mi sono preso diverse soddisfazioni sia nelle Maratone, Mezze, skyrace che nelle skymarathon. Ricordo che nei primi anni del 2000 i miei appuntamenti fissi erano le skyrace del “4 Luglio” (Val di Corteno – Valcamonica) e del “KIMA” (Val Masino – Valtellina), gare durissime, dove si correva su tracciati molto tecnici con a volte la presenza di neve sul percorso. Queste sono le gare che mi sono rimaste particolarmente nel cuore. Il peggiore ricordo è stato la Maratona di Torino nel 2004. Ero andato per fare il mio miglior tempo e invece si è concluso con il mio ritiro. Avevo impostato il tempo a 3’40” al Km, ero nel gruppo della prima donna, quando intorno al 18° km la strada incominciava a salire leggermente, pur distaccando il gruppo incominciai a girare intorno a 4’ al Km. Corsi così per 3/4 Km senza capire per quale motivo avevo rallentato così vistosamente. Sapendo che due settimane più tardi ci sarebbe stata la maratona di Padova decisi di ritirarmi per non buttare via una lunga preparazione e…… successivamente venni a sapere che i cartelli dei kilometri erano stati posizionati male.
Obiettivi per il futuro?
Nel 2018 mi piacerebbe tentare il Tor de Geants (330 km con 2400 di D+) oppue l’UMTB (Ultra Trail del Monte Bianco). Non è facile partecipare a queste gare in quanto, per motivi organizzativi e di sicurezza, sono a numero chiuso. Farò la preiscrizione ad entrambe, sperando nella buona sorte e di essere preso almeno in una delle due. Nel frattempo mi iscriverò a dei Trail meno blasonati per migliorare la mia preparazione e non farmi trovare impreparato all’appuntamento, qualora venga accettata la mia iscrizione.
La tua personale ricetta per essere un buon podista
Ho sempre vissuto la corsa come un momento di svago, prima che pura prestazione sportiva. Uscire quell’oretta a correre mi fa proprio stare bene. Le volte sento la necessità di affaticare il corpo per poi assaporare meglio il riposo. Con il passaggio degli anni però le mie aspettative sono cambiate. Ricordo ho iniziato anni e ho cercato la “prestazione migliore” e quindi uscite quotidiane con allenamenti impegnativi. Ora non corro più con l’acceleratore al massimo, ma con la consapevolezza di mantenere un margine di sicurezza entro il quale gestire al meglio la gara, risparmiando le forze per la parte finale … sempre la più critica!