Il 27 Ottobre è finalmente arrivato, il giorno in cui si svolge la tanto attesa 34° Huawey Venice Marathon 2019, nella città romantica per eccellenza, Venezia, dove la maratona, regina delle gare podistiche, la fa da padrona in questo caldo, ma non troppo, fine settimana di Ottobre. Questa volta per me viene vissuta con particolare ansia considerato il mio periodo non proprio positivo, dove la mia forma fisica ostenta e l’allenamento che normalmente richiede una prova cosi impegnativa, manca. In questo portare il tuo fisico allo stremo c’è qualcosa di profondamente incosciente, soprattutto quando sei consapevole di non avere i mezzi, è un’inutile sfida contro me stessa, mi dico, uno sforzo vuoto, ma in realtà la mia testa mi incoraggia così come i miei compagni di avventura Massimo Daniela e Andrea, anche loro spinti dalla voglia di riscatto per alcune prove andate male, dalla voglia di migliorarsi dopo la prima esperienza e dalla necessità di ripagare il fisico dallo sforzo impiegato nella preparazione di tutta un’estate. La partenza della Maratona è come di consueto a Stra, nel maestoso parco di Villa Pisani, detta anche la Nazionale, uno dei più celebri esempi di villa veneta della Riviera del Brenta; E’ sempre una grande festa la partenza. Ogni sguardo punta in fondo alla strada, verso piazza San Marco. Ascoltarsi concentrarsi e cercare di trovare il proprio ritmo, la confort zone che ti porterà al traguardo, sarà difficile. I corridori sono storie su due gambe e rappresentano un universo curioso. C’è chi ha il fisico prestante e chi una tenacia da leone. Chi per un paio di calzini spende cifre irragionevoli e chi ha le canotte anni Ottanta, chi porta con sé telefono, MP3 e integratori, il nostro Andrea ne ha le tasche piene, e chi non ha nemmeno l’orologio. Per scaldare i muscoli, alcuni fanno gli allunghi, altri saltellano, tutti pronti per dare il loro meglio. Ci dirigiamo ognuno nelle proprie griglie riservandoci il reciproco “in bocca al lupo” prima di lasciarci. In griglia azzurra con Andrea mi trovo ad ascoltare l’inno nazionale e la tensione sale, mi agito a tal punto che il respiro è in affanno, la preoccupazione di non farcela si fa sempre più presente e una sorta di panico mi distrae dallo sparo. Appena partiti, Andrea già lo perdo nella folla. Correrò da sola la mia Maratona, da sola ma con oltre 9.000 corridori ed è per questo che non mi sento sola mai,.. ci provo, chissà se ne varrà la pena..non potendo contare sulle mie gambe decido di non guardare il ritmo del mio passo e di non pensare al tempo impiegato; quel poco di esperienza che ho maturato in questi anni mi aiuta a ricordare quanto la testa influenzi le possibilità quindi opto per mantenere una frequenza cardiaca costante, confortevole al mio cuore poco allenato. Senza quasi accorgermi arrivo al 28 esimo kilometro. Il paesaggio lunare di Marghera ha la funzione scenica della calma prima delle montagne russe del parco San Giuliano, fino al trentesimo chilometro, poi la strada scende curva, quasi si avvita. Il famigerato ponte della Libertà che collega la terra ferma alla splendida laguna si presenta soleggiato e inarrestabile, così come la tanto temuta “crisi”, imperterrita al suo appuntamento, anche se sorprendentemente in ritardo rispetto alle mie aspettative. Il ponte non finisce mai ….cammino un po’, ma la cupola della cattedrale, stilizzata nella foschia che la ricopre si fa sempre più vicina e allora mi affretto a riprendermi. Sono ormai in laguna e sono il susseguirsi di ponti che sormontano i canali della Serenissima a ricordarmelo. Il giro trionfale in piazza San Marco mi rigenera, la folla ricopre i corridori di grida assordanti ad incitare verso gli ultimi e inesorabili kilometri verso il traguardo lungo riva degli Schiavoni. Rosanna mi chiama “dai Chiaraaaa” e io scoppio in un pianto che mi accompagna fino alla fine. Sono arrivata … ce l’ho fatta …. ho portato a casa una medaglia, “Finisher” c’è scritto, perché anche solo arrivare è una vittoria e quando passi la linea e ti battono le mani, è quasi impossibile non piangere. Mi chiedevo se ne valesse la pena rischiare… vale sempre la pena di vivere un emozione cosi forte.
Commento di Chiara
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