Dicci qualcosa di te
Sono un toscano di 50 anni trapiantato a Tavazzano ormai da 20. Mi piace lo sport, anche guardarlo, ho giocato a tennis da giovane e mi sono più o meno sempre tenuto in movimento anche se negli ultimi anni mi ero praticamente fermato.
Quando hai iniziato a correre e perchè?
Ho iniziato nel 2016 dopo aver accompagnato mia figlia a fare la cheerleader all’arrivo della “Mezza di Lodi”: mi sono detto che volevo correrla anche io. Ho avuto subito il primo infortunio classico del podista (fascite plantare) e a giugno 2016 ho fatto la mia prima 20 domenicale. È stata una vera e propria folgorazione.
Come è nato il sogno della maratona?
L’appetito vien mangiando e, corsa la desiderata “Mezza di Lodi”, ho voluto alzare l’asticella e mi sono posto l’obiettivo maratona. Dopo due mesi, durante il periodo di convalescenza da un piccolo intervento chirurgico, mi sono iscritto alla maratona di Milano del 2017.
Poi questo mese finalmente New York, praticamente il sogno di ogni runner. Come è stato l’impatto con la città e con l’organizzazione della maratona?
La città la conoscevo già ma lascia ogni volta a bocca aperta. L’organizzazione è fantastica: riescono a gestire 60 mila e più persone senza problemi; non ho mai avuto la sensazione di essere in una ressa o affollamento e non ho mai dovuto fare file. Gli americani hanno veramente una marcia in più in questi grandi eventi.
Come ti sei preparato per affrontare il duro percorso e la sua nervosa altimetria?
Mi ero informato leggendo qualsiasi dettaglio della maratona ma sinceramente davo per scontato che la maratona dura fosse quella di Boston e che quella di New York presentasse solo qualche salitella sui ponti. Invece il percorso è un continuo leggero saliscendi, a parte le 5 miglia del Queens che sono corse su un vialone abbastanza pianeggiante. Non ho quindi fatto una preparazione particolare, e non l’avrei fatta comunque, ma come al solito ho seguito (più o meno) una tabella di 12 settimane che ho trovato su un sito di podistica.
Come è andata la corsa (sensazioni, emozioni, difficoltà)?
La corsa è stupenda. Il percorso tocca tutti e cinque i distretti, partendo dal ponte di Verrazzano, che ti fa subito capire che non sarà una passeggiata. Il chilometro e mezzo di salita dolce ma interminabile è il primo segnale di quelle che troverai successivamente. Forse è per questo che a New York diversamente dalle maratone che ho corso fino ad ora i ristori sono frequentissimi: praticamente ogni 2-3 km si possono trovare acqua e sali. Personalmente per me che soffro di crampi è un bell’aiuto anche se non è stato purtroppo sufficiente perché pure a New York ho avuto quel problema sul finale, ma non sarà certo questo il ricordo che mi porterò con me.
Tutti rimangono stupiti dall’entusiasmo con cui il pubblico accoglie i partecipanti. E’ successo anche a te?
Il pubblico che si trova ai lati della strada è inimmaginabile. Il numero di persone e l’entusiasmo che hanno è emozionante. Ti incitano tutti come se fossimo 60mila eroi. La fatica te la dimentichi, anche se ti presenta il conto alla fine: a Central Park ti trovi davanti centinaia di persone che camminano perché hanno finito la benzina, sfilando in un corridoio di spettatori simile agli ultimi km delle tappe in salita del Giro d’Italia. Una visione davvero incredibile. Mi è stato detto che le persone erano addirittura di più a vedere i dilettanti che i professionisti.
Con i tuoi compagni di viaggio avete poi avuto modo di festeggiare e di godervi la grande mela?
Purtroppo no perché io mi ero iscritto molto presto singolarmente, portando mia figlia come accompagnatrice. Abbiamo avuto comunque modo di incontrarci casualmente sulla Fifth Avenue il giorno dopo e scambiarci i complimenti.
Ed ora quali sono gli obiettivi per il futuro?
Mi sono già pre iscritto alla maratona di Parigi della prossima primavera. Ho una mia idea che con tutta la fatica che si fa a preparare una maratona si debba ogni volta cambiarla anche e soprattutto per visitare le città che le organizzano, quindi finché il fisico mi regge cercherò di visitare più città possibili, anche se non nascondo che il mio desiderio nascosto, e mi sa irrealizzabile, sarebbe completare il giro delle sei maratone majors (NY, Boston, Chicago, Londra, Berlino e Tokyo).
La tua ricetta per essere un buon podista
Tutti possono essere podisti e tutti possono essere buoni podisti, a patto che il buono sia dimensionato alle proprie capacità e che si corra per battere se stessi e non in competizione con gli altri.
Rispondi